Il mio bambino ha bisogno di uno psicologo?
Come capire quando le difficoltà mostrate da un bambino sono passeggere, fanno parte di una fase di sviluppo e quando invece sono segnali che meritano attenzione e l’intervento di un psicologo dell’età evolutiva?
Non è facile rispondere brevemente a questa domanda, quando cioè portare un bambino dallo psicologo infantile. La crescita di un bambino non segue uno sviluppo lineare: ogni bambino presenta aree funzionanti, o in cui addirittura eccelle, e aree in cui mostra più difficoltà. Nel suo sviluppo sono normalmente presenti regressioni, balzi in avanti e momenti di tranquillità, tutti legati ai cambiamenti che ci sono nella sua vita: cambiamento nella struttura familiare, ingresso in una nuova scuola, la morte di un animale o di una persona importante etc.
A volte tali difficoltà si risolvono da sole nell’arco di poco tempo, altre volte, nonostante la messa in campo di risorse e soluzioni, la situazione non si evolve e anzi si crea un circolo vizioso, che non è un bene né per il bambino né per i suoi genitori.
UN ESEMPIO
Provo a fare un esempio per spiegare meglio. E’ molto comune che un bambino presenti una regressione alla nascita di un fratellino o di una sorellina: prendiamo un bambino di 4 anni che vuole stare nella culla, chiede di fare giochi in cui la mamma gli dà il biberon come al piccolo, vuole stare spesso in braccio. I genitori scelgono di partecipare a questi giochi, sapendo che si tratta di una regressione e di un adattamento a un evento per lui “sconvolgente”, che infatti ha cambiato la sua vita e la sua routine. Capiscono che in questo momento il bambino ha trovato questo modo per avvicinarsi alla nascita del fratello ed elaborarla. Decidono di sostenerlo anche attraverso dei giochi nella sua presa di coscienza della nascita.
Se però questo bambino rifiutasse il cibo solido per mesi e volesse esser nutrito solo con latte, questo rappresenterebbe un segnale per i suoi genitori, perché questo comportamento impedisce al bambino di crescere ed è dissonante con la sua fase evolutiva.
E’ TROPPO PICCOLO PER ANDARE DA UNO PSICOLOGO DELL’ETA’ EVOLUTIVA?
No, l’età del bambino non è un fattore discriminante nella scelta di rivolgersi o meno a uno psicologo, anche perché la psicoterapia psicoanalitica nell’età evolutiva ha ottimi modelli anche per consultazioni con bambini molto piccoli (Modello 0-5 Tavistock ), che includono la partecipazione dei genitori in ogni seduta.
E’ innanzitutto importante valutare la natura del disagio che il bambino esprime: per esempio se ci troviamo davanti a paure che lo limitano nella vita di ogni giorno e lo portano ad essere continuamente bisognoso di controllo. Può capitare che per evitare certe situazioni il bambino eviti anche attività sociali prima apprezzate: questo può essere un indicatore del fatto che queste paure sono ormai di difficile gestione e potrebbero provocargli un’angoscia forte.
Oppure nei casi di forte ansia di separazione, i bambini rifiutano di dormire nel proprio letto perché il momento di addormentarsi è insopportabile o rifiutano di andare a scuola: scatta un campanello d’allarme nei genitori perché queste situazioni mettono in crisi acquisizioni già avvenute.
Un altro fattore importante da tenere in considerazione è il tempo: se il disagio dura nel tempo ed è difficile da modificare allora può essere utile chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta dell’età evolutiva, perché significa che qualcosa si è bloccato e non bastano le risorse messe in campo.
Ci sono situazioni in cui i bambini mostrano un cambio repentino rispetto al passato: un bambino che perde interesse nelle attività che prima amava e mostra la tendenza a isolarsi possono essere indicatori di disagio. Va poi richiesto l’aiuto di un psicoterapeuta per bambini nelle situazioni in cui il bambino si fa del male o porta persistenti pensieri riguardanti la morte.
Aggiungerei anche le situazioni in cui uno o entrambi i genitori provino una forte preoccupazione per il bambino o per un suo comportamento, anche a livello di una sensazione istintuale difficile da descrivere: per esempio nei casi in cui, a fronte di un bambino intelligente e capace, i genitori notano una timidezza e una chiusura eccessiva, o una tristezza che non li lascia tranquilli.
PERCHE’ NELL’INFANZIA DI UN BAMBINO E’ MEGLIO NON ASPETTARE TROPPO TEMPO A RIVOLGERSI ALLO PSICOLOGO
Succede che un genitore tema il fatto di dover portare il proprio figlia dallo psicologo, come se quest’incontro potesse turbarne la serenità: nella mia esperienza è proprio il contrario.
I bambini capiscono il tipo di aiuto proposto da un terapeuta dell’età evolutiva, che è sempre proporzionato ed adeguato all’età del bambino, sia nelle modalità (uso del gioco, del disegno etc) che nelle comunicazioni fatte.
Quello che la maggior parte delle volte succede è che il solo fatto di essere ascoltato e compreso abbia un effetto positivo sul bambino: sia per trovare uno spazio nell’ immediato in cui portare le sue preoccupazioni, sia per sapere anche nel futuro che i genitori sono in grado di sintonizzarsi con lui e accogliere eventuali richieste di aiuto.
Andare dallo psicologo infantile può essere anche un modo per mettere un mattoncino necessario alla fiducia del figlio di essere ascoltato da parte dei genitori, insomma un modo per pensare “So che ci sei per me, che mi ascolti davvero”.